Lo sciopero delle trecciaiole nella Piana Fiorentina

8 Marzo 2022

L’istituzione della Giornata Internazionale della Donna prende spunto dalle lotte per i diritti del lavoro, specialmente nell’ambito dell’industria del tessuto negli Stati Uniti. Vi racconterò lo sciopero delle trecciaiole del 1896, una delle prime mobilitazioni femminili in Italia, legata al principale prodotto Made in Italy della moda dell’epoca: il cappello di paglia di Firenze.

L’importanza del cappello di paglia fiorentino

Francobollo commemorativo in occasione del “Tricentenario della nascita dell’industria della paglia Firenze 1714/1718 – 2014/2018”

La tradizione fiorentina del cappello di paglia è molto antica: già nel Cinquecento la qualità dei cappelli era così elevata che il Granduca Cosimo I li utilizzava spesso come regalo per i sovrani europei.

Ma l’incremento del settore inizia a partire dal 1718, quando il forlivese Domenico Michelacci si stabilisce a Signa e riesce a selezionare un tipo di grano detto “marzuolo”, ottenendo una paglia più fine, morbida da intrecciare, di colore uniforme e luminoso, destinata esclusivamente all’intreccio. Il comprensorio tra Signa e Lastra a Signa diventa così il principale polo di produzione dei cappelli di paglia di alta qualità, che saranno esportati in tutto il mondo. I cappelli saranno conosciuti come Leghorn, perchè venivano imbarcati nel porto di Livorno e questo era il nome inglese della città labronica. I cappelli di paglia diventano uno dei primi prodotti di esportazione della moda italiana in tutto il mondo.

L’uso della mano d’opera femminile per il cappello

In seguito allo sviluppo dell’industria nella seconda metà dell’Ottocento, molte famiglie abbandonarono i campi per cercare lavoro nelle città e tante ex contadine si dedicarono alla costruzione della treccia, che era la base per l’elaborazione dei cappelli. Si stima che nel 1865 ci fossero più di 85 mila trecciaiole solo nella provincia di Firenze.

La concorrenza e il crollo delle paghe

Industria della Paglia a Lastra a Signa
Di Archivio Fratelli Andrei – lastraonline site, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=22615076

Il primato fiorentino nella produzione di cappelli di paglia di qualità cominciò ad essere intaccato dalla concorrenza di paesi come l’Inghilterra, Francia, Germania e Stati Uniti, che esportavano un prodotto simile con trecce cucite in modo diverso. Dopo un primo calo nelle vendite, la produzione della valle dell’Arno si recuperò grazie alla treccia “fantasia” e a modelli più eleganti e innovativi, tanto che i produttori toscani ricevettero varie onorificenze nelle importanti Esposizioni Universali della metà dell’Ottocento.

Il vero grande crollo inizia a partire dal 1885, con l’arrivo sul mercato dei cappelli di paglia fabbricati in Cina, simili ai prodotti toscani, ma molto più economici.

Le conseguenze sono drammatiche per tutto il settore e le prime ad esserne colpite sono proprio le trecciaiole. Se intorno al 1810 la loro paga varia tra 2 e 8 lire al giorno, con la concorrenza estera il salario si riduce a una cinquantina di centesimi al giorno, insufficienti per l’acquisto di mezzo chilo di pane.

Lo sciopero

Di Faldi, Arturo – Fratelli Alinari, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=20737554

Le donne decidono di ribellarsi a questa paga da fame e il 15 di maggio del 1896, a Brozzi, Barsene Conti, detta “Baldisera” (come il famoso generale Antonio Baldisera), si sdraia sui binari del tram che trasporta i cappelli di paglia a Firenze e le trecciaiole per protesta assaltano e distruggono il carico, dando via allo sciopero che si allarga a macchia d’olio attingendo 63 comuni. Le tabaccaie di Firenze e le impagliatrici di fiaschi a Empoli si uniscono allo sciopero. A Sesto Fiorentino le trecciaiole chiedono l’appoggio degli operai della Ginori, manifestano per le strade e prendono a sassate le vetrine di alcuni fabbricanti, tanto che intervengono i carabinieri a cavallo per cercare di placare il corteo. In un’altra occasione, con l’aiuto delle colleghe di Signa, circondano il Municipio, ottenendo la promessa di un aumento salariale dalla Camera di Commercio di Firenze.

La protesta durò per molti mesi, occupò le cronache dei giornali e fu oggetto di commissioni d’inchiesta istituzionali.

Molte donne, in segno di protesta, si mettevano davanti alle loro case deliberatamente a fare la calza e il crochet invece delle trecce.

Ci furono molti arresti per incitamento allo sciopero, e le imputate furono difese gratuitamente dall’avvocato Giuseppe Pescetti. Le condanne andarono da 7 a 42 giorni, ma la pena più pesante la scontò Barsene Conti, considerata un simbolo, che restò un anno in galera.

Barsene Conti, 30 anni dopo lo sciopero – https://www.florencecity.it/barsene-conti-la-baldissera-e-la-rivolta-delle-trecciaiole/

Le conseguenze dello sciopero

Gli aumenti annunciati dalle autorità non furono mai applicati.

All’epoca molte speranze delle donne furono riposte nell’organizzazione di Cooperative di trecciaiole la cui formazione fu stimolata dalla Camera del Lavoro, per cercare di eliminare il profitto degli intermediari. Nonostante gli arresti e l’opposizione del Prefetto, furono create le prime associazioni di trecciaiole, che ottennero l’appoggio dei socialisti e dell’opinione pubblica. Durante l’anno di 1896 nacquero ben 17 cooperative con oltre 10.000 socie, che purtroppo non sopravvissero a lungo per l’opposizione dei negozianti. Due anni più tardi le trecciaiole decisero di organizzarsi in sindacato.

Questo movimento, nonostante non abbia dato immediati frutti alle donne che vi hanno partecipato, è stato fondamentale per la difesa dei diritti e rappresenta uno dei primi tentativi di associazione tra lavoratrici.

Luoghi da visitare relativi a questo tema

Loggia del Mercato Nuovo o Mercato della Paglia

Loggia del Mercato Nuovo

Nell’Ottocento la presenza dei preziosi cappelli di paglia fiorentini era così prevalente sotto la loggia del Porcellino che il luogo venne chiamato Mercato della Paglia. Oggi sotto la loggia trovate sopratutto articoli in pelle e souvenirs, ma se cercate bene li e in altri mercatini potete trovare ancora bellissimi cappelli di paglia realizzati in Toscana.

Museo della Paglia e dell’Intreccio Domenico Michelacci

Consigli di lettura

Disegno per copertina di libretto, disegno per Il cappello di paglia di firenze (s.d.).
Di Archivio Storico Ricordi, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94124024
  • Conti, Marco. La Baldissera e lo sciopero delle trecciaiole del 1896 attraverso la cronaca de “La Nazione”. Edizione Polistampa.
  • Ragionieri, Ernesto. Un comune socialista. Sesto Fiorentino. Apice Libri
  • Opera lirica: Nino Rota fece un’opera lirica: Il cappello di paglia di Firenze

Buona Festa della Donna a tutte!

 

testo: Katia Martinez

pubblicato 8/3/2021 e rivisto il 8/3/2022